Alla conferenza mid-term di Catania abbiamo avuto il piacere di incontrare Samira Raji, una donna di origine marocchina che vive in Italia, a Catania, da 15 anni. Il suo intervento nel pomeriggio del 24 ottobre 2024, dedicato agli stakeholder del progetto, ci ha permesso di esplorare la domanda guida del progetto We Propose.
Qual è il desiderio e il pensiero delle donne marocchine quando immaginano un ritorno nel loro Paese d'origine?
Grazie alla sua esperienza di mediatrice interculturale, Samira Raji ci ha offerto una prospettiva importante, che riportiamo integralmente di seguito.
"Ciao a tutti, mi chiamo Samira Raji, sono marocchina. Vivo in Italia da 15 anni. Oggi voglio condividere la mia esperienza e il mio punto di vista su un tema che mi sta molto a cuore: il desiderio di molte donne marocchine, come me, di tornare nel proprio paese e le esperienze che ho vissuto lavorando con altri migranti e come queste abbiano influenzato la mia vita. Quando sono arrivata in Italia, avevo 17 anni con grandi sogni e aspettative. Qui ho trovato opportunità di studio e lavoro in vari settori.
La mia carriera come mediatrice culturale è iniziata quando ho capito quanto fosse difficile per molti migranti adattarsi a una nuova realtà. Questo ruolo mi permette di fungere da ponte tra le diverse culture, facilitando la comunicazione e la comprensione reciproca.
Ho lavorato in vari contesti, come centri di prima accoglienza con La Croce rossa italiana al’hub di via Forcile di Catania, e le scuole. Come esempio, in un centro di accoglienza, dove aiutavo i migranti a comprendere i servizi disponibili, dalla salute all'istruzione. Organizzavo anche workshop su temi culturali e legali, per fornire informazioni utili e ridurre l'ansia legata all'inserimento. Ogni giorno affrontavo sfide diverse ed enormi, incontravo persone con storie straordinarie. Spesso, la barriera linguistica era un ostacolo significativo, ma ho imparato a utilizzare diversi strumenti e tecniche per facilitare la comunicazione. Ho visto anche come le esperienze traumatiche di alcuni migranti potessero influenzare la loro capacità di adattamento, e questo mi ha insegnato l'importanza dell’empatia e dell’ascolto attivo. Questa esperienza ha avuto un profondo impatto su di me. Non solo ho sviluppato abilità pratiche, come la gestione dei conflitti e la negoziazione, ma ho anche acquisito una maggiore consapevolezza delle diverse realtà culturali. Ho capito che, mentre cerchiamo di aiutare gli altri, possiamo anche imparare molto da loro.
Samira Raji durante la Mid Term Conference a Catania
Durante questo percorso infatti ho affrontato anche le mie sfide. A volte, sentivo di non appartenere pienamente a nessun luogo. La mia identità era un miscuglio di culture, e spesso mi trovavo a riflettere su cosa significasse davvero "casa". col passare degli anni, ho iniziato a sentire una crescente nostalgia per il mio paese, la mia famiglia e la mia cultura.Per molte di noi, il ritorno non è solo un desiderio di riconnettersi con le radici, ma anche una ricerca di identità. Vivere in un altro paese può farci sentire un po’ “fuori posto”. Alcune possono affrontare difficoltà nel paese in cui vivono, come discriminazione, isolamento o mancanza di opportunità.La mia cultura, le tradizioni e le relazioni familiari sono parti fondamentali di chi sono. Tornare in Marocco significherebbe riabbracciare tutto questo.Nonostante cio le esperienze che vi racconto oggi è del tutto positiva. Tuttavia, il ritorno non è semplice. Le paure riguardo alla reintegrazione nel mercato del lavoro e alla società possono essere schiaccianti. Personalmente, ho paura che le mie competenze non siano riconosciute o che il mio percorso di vita all'estero non venga apprezzato.
Nel mio lavoro ho incontrato Nadya , una donna marocchina di 33 anni, ha vissuto in Italia per oltre dieci anni. Dopo aver conseguito una laurea in ingegneria, ha deciso di tornare in Marocco per contribuire al suo paese. Racconta di aver sentito un forte legame con la sua cultura e la sua famiglia. Nadya ha trovato difficile adattarsi inizialmente, ma ha ricevuto supporto da un'associazione locale che aiuta le donne a reintegrarsi nel mercato del lavoro. Ora lavora in un’azienda tecnologica e sta formando altre giovani donne nelle sue competenze.Il ritorno delle donne ha portato alla creazione di una rete di sviluppo femminile in Marocco, che promuove l’imprenditorialità e la leadership tra le donne. Queste donne stanno creando start-up, sostenendo l'economia locale e rompendo gli stereotipi di genere, promuovendo l’emancipazione femminile e creando un ambiente più inclusivo. In Italia, ho trovato alcune risorse utili per le donne come me. Ci sono associazioni che offrono corsi di formazione e supporto per il reinserimento lavorativo, e questo mi ha aiutato a sentirmi più preparata. In particolare, programmi di mentoring possono fare la differenza, offrendo una rete di supporto tra donne che hanno affrontato esperienze simili.
In conclusione, il desiderio di tornare a casa è un tema complesso e personale. Le donne marocchine che tornano possono portare un valore inestimabile al loro paese, ma hanno bisogno di supporto e risorse per affrontare le sfide del reinserimento. Spero che insieme possiamo creare un ambiente in cui queste donne possano prosperare e realizzare il loro potenziale e più favorevole al loro rientro e alla loro integrazione. Ribadire l’importanza di riconoscere e supportare il desiderio di queste donne di tornare, non solo per il loro benessere, ma anche per il contributo che possono offrire alla loro società. Quindi, grazie, Italia, per le opportunità e per l’accoglienza. Il mio percorso qui ha arricchito la mia vita e mi ha insegnato il valore della diversità e dell’inclusione.
Il mio ruolo di mediatrice culturale non è solo un lavoro, ma una missione. Ovvero contribuire a creare ponti tra i due paesi e capacità di costruire ponti tra culture.
Spero di poter continuare a fare la differenza, aiutando altri a sentirsi a casa, ovunque si trovino".